Lo stile di condivisione nel gruppo

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dall’articolo pubblicato su Camminiamo Insieme ottobre 2025
che sintetizza la presentazione all’incontro di Consiglio diocesano di settembre 2025

Cristiani con uno stile adulto

Durante l’incontro di Consiglio diocesano del 20 settembre scorso, i responsabili diocesani del Settore Adulti hanno proposto alcuni spunti di approfondimento sul sussidio associativo di gruppo adulti “Alta definizione” e sullo stile della formazione da incoraggiare all’interno dei nostri incontri.

Riproponiamo l’approfondimento come aiuto per gli animatori di gruppo adulti (e non solo: la “conversazione nello Spirito” è il metodo sinodale suggerito per qualsiasi incontro di gruppo che mette al centro la Parola di Dio)

Essere adulti oggi non è facile, ha esordito Paola davanti al pubblico attento dei responsabili parrocchiali delle 19 associazioni territoriali di Ac; in una società di valori, relazioni, professioni e ruoli complessi e instabili è faticoso comprendersi, parlarsi, capire qual è la verità, fare discernimento. Quindi se affermiamo che la proposta formativa mette al centro le persone così come sono, con le loro ferite e la loro dignità, è necessario prima di tutto interrogarsi su com’è oggi l’adulto, e in particolare l’adulto di Ac. E in effetti da un breve confronto su come definiamo l’adulto oggi sono emersi problemi e potenzialità che l’animatore deve considerare quando imposta il cammino formativo.

Il sussidio formativo diventa uno strumento utile per mettere a fuoco le esperienze di vita che fanno crescere e per imparare insieme a cogliere la bellezza nella quotidianità. Come ha spiegato bene Lucia, sulla copertina del testo la parte offuscata rappresenta la nostra vita imperfetta, così com’è la vita di tutti, mentre il piccolo particolare limpido è ciò a cui mira l’adulto di Ac, adulto con una fede matura. I vari moduli propongono riflessioni nello stile vita-Parola-vita tipico dell’Ac, in modo flessibile e molto ricco, con tanti approfondimenti anche artistici e culturali e materiali ulteriori (vedi schede, video, spunti formativi e il sussidio per l’animatore online).

Paola ha riproposto con passione l’importanza di iniziare l’incontro dal racconto di sé e di quel che ci colpisce della realtà che viviamo. È un’attività di preparazione personale che richiede lucidità mentale, riflessione, tempo e quindi la capacità di rallentare e guardarsi dentro, incoraggiando a fissare sulla carta pensieri, domande, scoperte su di sé (come proposto dal testo, usare il taccuino di vita spirituale).

Orietta ha spiegato come valorizzare la parte dedicata alla Parola di Dio: per ognuna delle 4 tappe ci vengono formulate 3 domande (Cosa dice la Parola alla mia vita? Cosa dice la Parola della mia vita? Cosa dice la Parola della nostra vita?); perché la Parola parla alla mia vita ed ha la forza di trasformarla, di rendere più vivo l’incontro con Gesù; osservando ciò che accade si impara a leggere la storia con realismo, scorgendo nella realtà l’opera di Dio; così la Parola si fa vita nuova (negli esercizi di laicità, di comunità ed in famiglia).

Don Giampaolo si è soffermato sullo stile della condivisione e dell’ascolto da vivere in gruppo, secondo la “conversazione nello Spirito” (riprendendo un testo usato nell’ultimo Sinodo dei Vescovi). Un metodo prezioso e necessario per ascoltare, raccontare e condividere, rendendosi consapevoli della presenza e partecipazione dello Spirito Santo nel processo di condivisione e di discernimento.

La conversazione spirituale si concentra sulla qualità della propria capacità di ascoltare così come sulla qualità delle parole dette, in un’atmosfera di fiducia e di accoglienza, in modo che le persone possano esprimersi più liberamente. È un atto di rispetto, accoglienza e ospitalità verso gli altri così come sono e richiede due atteggiamenti fondamentali: ascoltare attivamente e parlare con il cuore. Attraverso l’ascolto attivo, l’obiettivo è cercare di capire gli altri così come sono. Ascoltiamo non solo ciò che l’altra persona dice, ma anche ciò che intende e ciò che potrebbe vivere ad un livello più profondo. Questo significa ascoltare con un cuore aperto e ricettivo, senza giudicare, lasciarsi influenzare dall’altro e imparare dall’altro. Richiede umiltà, apertura, pazienza e coinvolgimento, ma è un modo efficace di prendere sul serio gli altri.

Parlare con il cuore è esprimere sinceramente se stessi, la propria esperienza, i propri sentimenti e pensieri. Implica parlare della propria esperienza e di ciò che si pensa e si sente veramente, condividendo la verità come la vediamo e come la viviamo, ma senza imporla.

Un incontro di gruppo che mette al centro questo metodo richiede un tempo di preparazione (di circa 2 ore), dedicato alla preghiera e riflessione personale sul tema (di solito vengono fornite alcune informazioni di base e alcuni punti e domande). Perchè senza un’abitudine al discernimento e alla conoscenza di se stessi e di come Dio è presente nella propria vita, non si può ascoltare o parlare attivamente dal cuore. Alla fine del periodo di preghiera, la persona si segna alcuni aspetti emersi (vedi attività del taccuino spirituale) e decide cosa condividere con il gruppo.

In sintesi, per la conversazione spirituale serve

• ascoltare in modo attivo e attento, senza giudizio

• prestare attenzione alle parole, al tono e ai sentimenti di chi sta parlando

• evitare la tentazione di usare il tempo per preparare ciò che si dirà

• parlare intenzionalmente e ascoltare attivamente se stessi mentre si parla

• esprimere le proprie esperienze, pensieri e sentimenti nel modo più chiaro possibile

• controllare le possibili tendenze ad essere egocentrici

La condivisione idealmente è a gruppetti di 6-8 persone e dopo la preghiera iniziale ogni persona a turno racconta cosa è successo durante il tempo di preghiera personale e condivide i frutti della sua preghiera. L’attenzione è quella di ascoltarsi l’un l’altro piuttosto che pensare semplicemente a ciò che si vuole dire. Non ci sono discussioni o interazioni tra i partecipanti, tranne che per chiedere chiarimenti su una parola o una frase, se necessario. Si osserva poi un tempo di silenzio, durante il quale i partecipanti pensano a cosa li ha colpiti mentre ascoltavano, e quali sono stati i punti di consolazione o desolazione, che vengono poi condivisi spontaneamente. Vengono evidenziati eventuali punti chiave, per terminare poi con una preghiera di ringraziamento.