L’intervista al vicario diocesano

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Su Camminiamo Insieme ottobre 2024 è stata pubblicata la prima intervista curata dall’addetto stampa Alessandro, che quest’anno dedica la sua pagina di attualità a vari personaggi trentini.

Il personaggio di questo mese è don Claudio Ferrari, vicario generale della diocesi di Trento.

Da ragioniere a vicario generale

Dopo aver analizzato molti argomenti di attualità e raccontato numerose tematiche sociali, sentivo l’esigenza di proporre a voi lettori qualcosa di altrettanto interessante e così ho condiviso con il comitato di redazione l’idea di raccontare alcuni personaggi della vita trentina impegnati in svariati settori. Non un’intervista “normale”, ma diversa dai canoni tradizionali per conoscere e capire meglio il personaggio che vi presenterò di volta in volta. L’inizio è dedicato al mondo ecclesiale, con un’intervista esclusiva al vicario generale della Diocesi di Trento. Sperando di farvi cosa gradita, partiamo!

Don Claudio Ferrari, 58 anni, trentino, formatosi all’ombra del Duomo di Trento ha maturato la sua vocazione nel periodo in cui don Cornelio Carlin era parroco e don Albino Dell’Eva era cappellano. Ragioniere e pronto ad una sfavillante carriera all’interno di Itas Assicurazioni (a detta dei dipendenti e dirigenti di allora…) decide, dopo qualche anno di intenso lavoro, di entrare in seminario per poi essere ordinato prete il 26 giugno del 1998. Diacono a Rovereto e poi cappellano ad Ala, don Claudio diventa parroco del Tesino nel 2002 per 6 anni per poi spostarsi a Meano e comunità adiacenti. Nel 2016 diventa parroco anche di Gardolo e Canova, fino alla chiamata del Vescovo il 13 giugno del 2022 come Vicario diocesano Generale.

Cosa sognavi di fare da bambino?
Da piccolo mi piacevano i trenini, ma non ho mai sognato di fare il macchinista in ferrovia. Una volta che sono arrivato alle medie ho deciso di fare ragioneria: volevo fare il bancario perché c’era una buona remunerazione ed era un posto ambito.

Quale è stato il programma tv che ti piaceva di più da piccolo e poi nel corso degli anni?
Io mi ricordo serie tv come “Pippi Calzelunghe” o “Orzowei”. Poi mi piacevano tutti i cartoni degli “Ufo robot” e la grande serie domenicale di “Alla conquista del West”, o “Hazzard”. Recentemente riesco a vedere meno la televisione, ma mi piacciono i polizieschi come “Cobra 11”, con inseguimenti e tanta azione.

Quale il primo pensiero quando hai deciso di entrare in seminario?
Devo ricominciare a studiare. Ce la farò? Perché erano già più di 7 anni che avevo finito gli studi e rimettersi a 26 anni sui libri, fare esami… insomma non era cosa da poco.

E appena diventato prete, quale pensiero?
Appena diventato prete godi della bellezza del momento e quindi preoccupazioni non ne vedi. C’è la gioia del potersi mettere al servizio della Chiesa e in quel momento non avevo grosse preoccupazioni. Quelle sono venute dopo…

E quando sei diventato Vicario?
Mamma mia… è stato un colpo… non me lo sarei mai aspettato. Ho pensato di non essere in grado di coprire il ruolo e di questo sono ancora convinto e preoccupato. Io ho fatto per anni il parroco e non mi sfiorava il pensiero di fare il vicario generale. Come parroco in ogni comunità sapevo cosa dovevo fare e come dovevo farlo. Ora sono ancora a scuola e sto imparando. In sintesi, non sono nuovi concetti ma nuove modalità di muoversi, con nuove relazioni con le persone. Ad esempio in parrocchia sono tutti collaboratori volontari mentre in Curia sono dipendenti… sono appunto due approcci diversi.

Quale la soddisfazione più grande che hai avuto fino ad oggi?
Andare nelle comunità a celebrare le cresime. Lì è veramente il momento più bello perché incontro ragazzi, famiglie, vedi la chiesa piena… io ho bisogno di avere la chiesa piena per dare il massimo. Quando vado in comunità con chiese mezze vuote mi dispiace molto. Il momento delle cresime è per me una ricarica anche perché è un sacramento riservato solo al vescovo e ai suoi stretti collaboratori.

Il pregio della Chiesa trentina?
Direi che è legato all’anno del volontariato che stiamo celebrando a Trento. Ci sono ancora tante belle persone che si mettono a disposizione gratuitamente come volontari per annunciare il vangelo nella carità, nella catechesi, nell’oratorio, nei campeggi. Tutto questo coinvolgimento è una bella cosa.

E il difetto della Chiesa trentina?
Siamo troppe parrocchie, troppe comunità, troppo frammentati, facciamo fatica a lavorare insieme, a collaborare, a fare due passi. Mi domando: se non ho l’oratorio qui e vado lì, sarà ben la stessa cosa? Se le strutture parrocchiali sono lì e non qui, sarà pure la stessa cosa? Se non celebro la Messa qui ma la celebro lì, sarà ben la stessa cosa? Insomma troppi campanilismi. Questo è il problema di fondo.

Pregi e difetti della Chiesa di Roma?
Premetto che io non sono mai stato fino a ieri uomo di Curia e men che meno della Curia di Roma. Non mi sono mai interessato di quel che succedeva nella capitale, con i movimenti tra dicasteri e cardinali. Ma direi che il pregio è avere Papa Francesco: è una persona che con il suo stile semplice, immediato, coinvolgente riesce a conquistare le persone, ad essere inclusivo con il suo voler sempre dire che tutti possono essere parte della Chiesa. Il difetto lo individuo nell’essere lenta nell’accogliere i cambiamenti epocali e nel trovare soluzioni creative per essere all’avanguardia, per essere coinvolgenti e protagonisti. La storia sta andando avanti e noi la stiamo rincorrendo…

A proposito di Roma, lo sai che quest’anno l’albero di Natale sarà trentino, un abete rosso di 29 metri dalla Valle di Ledro?
Si, certo; monsignor Lauro Tisi sarà a Roma il 7 dicembre per la cerimonia di accensione dell’albero e altri eventi, con una delegazione trentina.

Cosa pensi dei media: tv, radio, giornali, social?
Sono un ottimo strumento per portare le notizie dappertutto. Purtroppo alle volte le notizie vengono riportate in modo soggettivo. Faccio un esempio: oggi era oggettivamente una bellissima giornata di sole, ma uno può commentare che era frescolino, c’era un’arietta fastidiosa, o altri aspetti, sminuendo la bellezza della giornata. A volte certi problemi vengono enfatizzati e magari non sono fondamentali rispetto a tanti altri argomenti. Io vedo come gravi problematiche la gestione della sanità, il problema dei rifugiati. Penso alle difficoltà di alcuni parroci nelle loro comunità e ai sagrati delle chiese.

Infine, un messaggio ad Azione cattolica di Trento
E’ una realtà in cui crediamo, perché ha anche l’assistente ecclesiastico. Certo è che purtroppo è presente solo in alcune zone del Trentino. Io da seminarista frequentavo il gruppo di Azione cattolica e poi quando ho fatto il diacono a Rovereto ho frequentato quel gruppo di Azione cattolica e ho toccato con mano la realtà di Ac. Una realtà che dovrebbe essere lo zoccolo duro della parrocchia, in tutte le comunità. La Diocesi di Trento comunque ha ben presente e partecipa agli eventi di Azione cattolica.

L’intervista si conclude e si mangia il gelato che don Claudio ha portato, perché lui è fatto così: genuino, affabile, schietto, anche goloso e buongustaio, ma soprattutto prima di tutto un uomo fedele alla Chiesa trentina e ben voluto da laici e persone consacrate. In fondo sono questi aspetti il suo miglior biglietto da visita come Vicario Generale.

Alessandro Cagol