L’indulgenza

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pubblicato su Camminiamo Insieme gennaio 2025

Quale esperienza della salvezza donataci da Gesù Cristo è possibile, qui e ora, per noi che «possediamo le primizie dello Spirito» (Rom 8,23) ma che camminiamo ancora alla luce della fede? La risposta del Nuovo Testamento è unica: la remissione dei peccati.

Il Battesimo è per la remissione dei peccati, l’Eucaristia è il sangue versato per la remissione dei peccati, la missione è annuncio della remissione dei peccati, la Riconciliazione è per la remissione dei peccati commessi dopo il Battesimo, nella preghiera insegnataci da Gesù preghiamo il Padre per la remissione dei peccati. Al cristiano continuamente è offerta da Dio la sua misericordia e forse per questo a volte ci viene mossa l’accusa che noi cattolici cadiamo nel “perdonismo”, perché per le nostre colpe “ce la caviamo con poco”. Respingo questa accusa, perché il Catechismo della Chiesa cattolica distingue il perdono dei peccati dalla remissione delle pene: l’assoluzione dei peccati, necessaria se sono “mortali”, rimette la colpa verso Dio ma resta il disordine sociale e umano che il peccato ha prodotto e questa ingiustizia storica ci interpella. Nelle nostre responsabilità ci soccorre l’indulgenza.

La Chiesa propone 45 indulgenze plenarie di cui godere in precise circostanze della vita e tre di queste penso che tutti le conosciamo: nella seconda domenica di Pasqua l’indulgenza della Divina Misericordia, il 2 agosto quella del Perdon d’Assisi e quella nei primi giorni di novembre visitando un cimitero; alle note condizioni, cioè la confessione da 8 giorni prima a 8 giorni dopo il giorno fissato, la santa Comunione e la preghiera del Padre nostro, del Credo e secondo le intenzioni del Papa.

Cosa è un’indulgenza?
Si riferisce all’estinzione delle pene temporali derivanti dal peccato. Infatti «ogni peccato porta con sé una duplice conseguenza: il peccato conduce anzitutto alla rottura della comunione con Dio se è mortale e in tal modo alla perdita della vita eterna (per risanare questa rottura è necessario un atto divino che si dà solo con l’assoluzione nel sacramento della Penitenza); secondariamente il peccato corrompe però anche il legame dell’uomo con Dio e l’ordine della vita degli uomini e delle comunità (pena temporale del peccato che si risana con l’esercizio delle virtù e opere penitenziali)» (Conferenza Episcopale Tedesca, Catechismo cattolico degli adulti, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1989, 406). E aggiungono i vescovi tedeschi: «Ambedue questi castighi non vengono inflitti esteriormente da Dio, ma conseguono intimamente dall’essenza del peccato stesso. Con la remissione del peccato e con la restituzione della comunione con Dio è congiunta la remissione del castigo eterno del peccato; ma restano ancora le conseguenze temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi di accettare dalla mano di Dio queste conseguenze temporali del peccato e lo può fare mediante l’esercizio delle virtù e la paziente sopportazione delle sofferenze e delle fatiche della vita e infine con la consapevole accettazione della morte. Inoltre, con opere di misericordia e di carità, con le preghiere e le varie forme di penitenza potrà pienamente svestirsi dell’uomo “vecchio” e rivestirsi dell’uomo “nuovo” (cfr. Ef 4,22-24)» (ibidem; vedi anche Conferenza Episcopale Italiana, Catechismo degli adulti. La verità vi farà liberi, Libreria Editrice Vaticana 1995, 342-343)

Cosa serve fare per ricevere un’indulgenza?
La Chiesa offre al cristiano un’altra strada per risanare l’ordine umano corrotto in peggio; egli non è un isolato, ma è membro del Corpo di Cristo (1Cor 12,26). In questa partecipazione comunitaria ai beni della salvezza, che ci hanno meritato Cristo, e con l’aiuto della grazia di Dio, Maria e i santi, si configura il cosiddetto “tesoro della Chiesa”. Con l’indulgenza la Chiesa – per i poteri conferiteli da Gesù Cristo – si dichiara a favore del cristiano penitente e gli comunica parte del tesoro della soddisfazione di Cristo a remissione delle pene temporali dei peccati. Ora è proprio su questa collaborazione della Chiesa alla penitenza del peccatore assolto che agisce l’indulgenza.

L’indulgenza consiste nella preghiera speciale che la Chiesa formula per la perfetta purificazione dei suoi membri e nel modo del tutto peculiare e solenne in cui essa si rivolge al singolo membro. Il “tesoro della chiesa” altro non è se non la volontà salvifica di Dio, che si traduce nell’amore pieno dell’uomo singolo, “in vista” della redenzione operata da Gesù Cristo e della santità che ne deriva per la Chiesa; una santità che consente di superare anche le conseguenze operate dal peccato.
Con l’indulgenza non si “paga” attingendo al “tesoro della chiesa”, ma ad esso la Chiesa si appella nell’intercedere presso Dio. Con una indulgenza si riceve l’estinzione delle pene contratte con il peccato e questo significa aiuto che Dio presta per un superamento più completo e profondo delle conseguenze dolorose provocate dal peccato. Le indulgenze, perciò, non sostituiscono né la conversione né il sacramento della Penitenza, detta anche Riconciliazione e in passato Confessione.
Ha scritto Paolo VI: «Le indulgenze non costituiscono un espediente facile per evitare la necessaria penitenza per i peccati, ma offrono piuttosto un conforto, che i singoli fedeli, umilmente consci della loro debolezza, trovano nel Corpo mistico di Cristo, il quale coopera alla loro conversione con la carità, l’esempio e la preghiera» (Paolo VI, Lettera Sacrosancta Porziuncola (14 luglio 1966), in AAS 58 (1966) 631-634).

don Giampaolo