La speranza non delude

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dall’articolo curato dall’assistente diocesano di Azione cattolica, pubblicato su Camminiamo Insieme Settembre 2024

La redazione della nostra rivista mi ha proposto di approfondire lungo questo anno associativo le parole del Giubileo a cominciare da ciò che è un Giubileo per la Bibbia e per la Chiesa, il valore e il significato di essere pellegrini, la Porta santa, il giudizio, il perdono e l’indulgenza, la gioia, la testimonianza… una “parola” per ogni articolo mensile. Un percorso impegnativo che cercheremo di fare nei nostri gruppi di Ac e con le nostre parrocchie.

La speranza non delude

Con queste parole dell’apostolo Paolo ai Romani (Rm 5,5) inizia la Bolla di indizione del Giubileo ordinario, indirizzata da papa Francesco a tutti i cristiani perché i nostri cuori siano ricolmi della speranza che dona lo Spirito santo.

Anche l’itinerario di spiritualità che inizierà in ottobre per gli adulti e sarà in 5 tappe, avrà come tema quello della Speranza, leggendo e meditando insieme la prima lettera di san Pietro apostolo.

Perché questo testo del Nuovo Testamento? Il motivo lo trovo nella conclusione di questa lettera: «Vi ho scritto per incoraggiarvi e assicurarvi che questa è vera grazia di Dio. In essa state saldi!» (1Pt 5,12). Noi, come i destinatari della lettera di Pietro (i cristiani dei 5 distretti in cui era ripartita l’antica Turchia), viviamo un tempo complesso, o meglio un “cambiamento epocale” come lo chiama papa Francesco, che ci disorienta e ci preoccupa; perciò sentiamo il bisogno che Qualcuno ci consoli e ci incoraggi a “stare” in piedi nelle presenti avversità: questo lo troviamo in questa lettera che ci parla di gioia e di speranza, in termini non blandi ma robusti. Gioia che la comunione dello Spirito santo infonde, gioia per la grande Misericordia che ci ha rigenerati, gioia che dona la fede e l’amore per Gesù “pur senza averlo visto” (leggi 1Pt 1,3-9), gioia per la schietta e generosa fraternità senza ipocrisia.

Giubileo 2025: il Logo – Chiesacattolica.it

«Il logo rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore necessità. È utile osservare le onde che sono sottostanti e che sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che si dovrà sottolineare la parte inferiore della Croce che si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. Come si sa l’ancora è stata spesso utilizzata come metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste. Non si trascuri il fatto che l’immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce. La Croce non è affatto statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il Motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in Spem.»

(iubilaeum2025.va)

Il Vangelo – che prima di essere un testo, è la persona di Gesù Cristo – è in primo piano in questa lettera, perché è all’origine della vita cristiana e di ogni comunità cristiana: «siete stati rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della Parola di Dio viva ed eterna» (1Pt 1,23).

Nati dalla Parola, siamo costituiti annunciatori della Parola, per vocazione e missione, in quanto Dio ci ha chiamati per annunciare le sue opere meravigliose (cfr. 1Pt 1,9). La missione allora non è un optional per il cristiano, ma è missione inderogabile. Ecco il sacerdozio battesimale dei cristiani! La prima lettera di Pietro esorta alla testimonianza di vita fatta di belle opere più che di belle parole in un’epoca in cui forti si avvertivano contrasti e resistenze.

Anche oggi è arduo vivere il Vangelo, come lo è stato all’inizio della storia del cristianesimo. Perciò abbiamo bisogno di ascoltare nello Spirito santo come rivolta a noi questa lettera di consolazione e di incoraggiamento, di cui anticipo due punti da meditare nel percorso che faremo.

L’autore di questo testo ci invita a “gettare” in Dio ogni preoccupazione, perché egli è il Padre buono che si prende cura di noi. Rimettere in Dio Padre le nostre preoccupazioni è mettere all’angolo il nostro “io” ingombrante che vorrebbe tenere ogni cosa sotto controllo. In altre parole, il percorso spirituale di questo anno ha come obiettivo quello di espropriarci della pretesa di gestire autonomamente la nostra vita, per affidarla totalmente a Dio misericordioso. È proprio nella situazione avversa che da cristiani alimentiamo la piena confidenza in Dio, insieme alla vigilanza (perché l’avversario diabolico non va mai in vacanza).

Se da una parte mettiamo nelle mani di Dio ogni preoccupazione, dall’altra è importante restare fedeli alla propria condizione di vita, al “proprio posto” con responsabilità, coraggio e impegno nel bene. Niente cedimenti o fughe per paure o stanchezze. Protesi in avanti, ci radichiamo nel mondo di oggi. Coltiviamo la dimensione spirituale, per imparare a “stare” in qualsiasi situazione.

Forse questo tempo complicato ci tenta con la fuga dal mondo, come molti secoli fa quando eremiti e monaci lasciarono la società per riposare nel deserto. La lettera di Pietro però parla non a monaci, ma a cristiani che devono imparare a stare in questo mondo come ha insegnato Gesù Cristo. Dunque niente fuga dalle situazioni difficili, ma incarnazione della vita evangelica e della fraternità nella società di questo nostro tempo.

Non manchiamo agli appuntamenti mensili con la lettera di Pietro, perché donerà una parola di viva speranza a noi che ci sentiamo provati dalla sofferenza. La speranza che non delude è quella che ci prospetta la situazione decisamente capovolta rispetto a quella presente: il destino di “gloria eterna” a cui Dio ci chiama in Cristo Gesù, che si è affidato al Padre quando gli avversari si accanivano contro di lui nelle ultime ore della sua vita terrena… e non è rimasto deluso. Si è compiuta per Lui la meta che anche noi speriamo e che ci è indicata nel Salmo 16.

«Nelle tue mani è la mia vita…
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra».

(Sal 16,5b.10-11)

don Giampaolo