Il Giubileo: prospettive e impegno

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pubblicato su Camminiamo Insieme novembre 2024

Sui dati biblici che ho presentato nel numero scorso della nostra rivista si colloca l’usanza, che la Chiesa ha introdotto nel 1300 con papa Bonifacio VIII, di celebrare in maniera solenne gli inizi della nostra redenzione, cioè il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, durante un intero anno.

L’anno santo non è però una semplice commemorazione, ma la celebrazione di quell’anno di grazia del Signore, di cui aveva parlato il profeta Isaia (cap. 61) e che Gesù a Nazaret dichiara realizzato con Lui (cfr. Lc 4,21). Tutti i giubilei della Chiesa, sia ordinari che straordinari, vivono della santità dell’anno di grazia che è stato il tempo della vita pubblica di Gesù. Egli è stato “consacrato” di Spirito Santo e mandato dal Padre per annunziare la buona novella ai poveri, per portare la libertà ai prigionieri e agli oppressi (Cfr. Mt 11,4-5 e Lc 7,22). Tutta la vita di Gesù, culminante nel mistero pasquale di croce e risurrezione, è tempo di grazia e storia della salvezza.

Tempo per il bene comune
Gesù ha realizzato quell’ideale di umanità rinnovata che si prefiggeva la celebrazione del giubileo nell’Antico Testamento: un tempo in cui si riscopriva il primato di Dio nella propria vita e un tempo favorevole per rimettere ordine nei propri rapporti con gli altri, con le cose e con sé stessi. La legislazione per il giubileo nell’AT (leggi: Es 23,10-11; Lv 15,1-28 e Dt 15,1-6) prevedeva la liberazione degli schiavi, il condono di tutti i debiti, il riposo della terra, il ritorno alla condizione originaria, quando la terra di Palestina era stata divisa equamente secondo i vari clan familiari (nessuno doveva essere indigente o avere troppo) perché la terra è di Dio e la proprietà privata non deve ledere o compromettere il bene comune e sociale. L’anno giubilare doveva restituire l’uguaglianza effettiva tra tutti i figli d’Israele, schiudendo così reali possibilità di vita migliore a coloro che a causa di tracolli economici avevano perduto tutto, mentre doveva stimolare i ricchi a rendere partecipi del loro benessere chi si trovava nella miseria: la giustizia con l’anno giubilare doveva essere attuata.

Tempo di riconciliazione
L’anno di grazia del Signore si caratterizza sulla bocca di Gesù anche come anno in cui sono rimesse le colpe, i peccati e le pene collegate, a coloro che si convertono a Dio. Gesù visse facendo del bene a tutti e questo bene non è solo quello che tocca il corpo piagato e infermo, ma anche quello che risana i cuori affranti e riconcilia i peccatori (cfr. Mc 2,1-12).
«Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”.
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?”. E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua”. Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.» (Mc 2, 5-12)
Celebrare il giubileo significa vivere la gioia della riconciliazione e della pace ritrovata con Dio e con tutti.
Che cosa è da compiere nell’Anno santo? Occorre una conversione a Cristo, che significa fare propria la mentalità di Cristo e andare un poco oltre a quello che già è stato raggiunto come Chiesa dopo il concilio Vaticano II. Prepararsi al giubileo dell’anno 2025 significa comprendere che occorre maturare nella convinzione che «una fede e una vita autenticamente cristiane debbono necessariamente sbocciare in una carità che fa la verità e promuove la giustizia», come aveva affermato Giovanni Paolo II nel 1983.

Impegni per il tempo di grazia
Questo comporta dei “passi” ben precisi per fare del Giubileo il tempo della grazia di Dio e non una vuota celebrazione:
a) Recuperare la consapevolezza che il Battesimo cristiano ci ha investiti di una missione che è quella di Cristo: servire! Non basta annunciare il vangelo della salvezza, occorre testimoniarlo con la vita, conforme a quella di Cristo: primato di Dio e attenzione privilegiata per i poveri, attuando i valori di carità, verità e giustizia.
b) Cogliere i segni dei tempi che il Signore ci offre. Ha scritto papa Francesco nella Bolla di indizione del prossimo Giubileo: «fare attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza» (n.7). Di questo siamo responsabili.
c) Conoscere l’ambiente umano a cui apparteniamo (il paese o il quartiere) aprendo gli occhi e le orecchie per cogliere i bisogni e i problemi delle persone che vi vivono e vi lavorano (leggi Bolla nn.10-13: detenuti, ammalati, giovani, migranti, anziani, poveri), per vivere ora la carità secondo le nuove esigenze.
d) Opporre resistenza al consumismo: tutti oggi consumiamo più del necessario; molte cose non ci servono veramente, molto viene gettato senza essere servito granché. Il consumismo ha alle spalle il potere del denaro, che esige di essere moltiplicato. Mentre noi consumiamo, altri – pochi – diventano sempre più ricchi e non c’è distribuzione equa dei beni della terra tra tutti (Bolla n.16).
e) Accogliamo con ferma fede la promessa della vita eterna. Nella Bolla papa Francesco con grande passione riprende questa verità: «In virtù della speranza nella quale siamo stati salvati, guardando al tempo che scorre, abbiamo la certezza che la storia della umanità e quella di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria. Viviamo dunque nell’attesa del suo ritorno e nella speranza di vivere per sempre con lui» (n.19).
Riprendiamo tra le mani questi impegni e se saremo pellegrini di speranza il mondo vedrà fiorire opere che offrono unità, fratellanza, solidarietà e rispetto.

don Giampaolo