dalla recensione del Libro del mese pubblicato su Camminiamo Insieme Dicembre 2024
Sorprende questo libro, che raccoglie brevi articoli di esperti in vari ambiti e prova a rileggere il significato della parola “consumo”: un termine che accompagna la nostra vita e un po’ la connota, ma che in queste pagine «acquista nuovi, inediti significati» perché il tentativo è quello di rivisitarlo e rileggerlo al presente.
Il capitolo centrale (di Stefano Zamagni, economista di fama) descrive come siamo diventati una società di consumatori, in cui il fine delle imprese non sembra tanto quello di accumulare capitale e profitto, ma piuttosto di agire sui desideri delle persone e rendere il consumo stesso fine primario della produzione: così il nostro tempo libero diventa tempo da dedicare a un altro lavoro, quello di acquistare…
Ma l’elenco dei beni che consumiamo è lungo, e ogni capitolo invita ad aprire gli occhi: su noi stessi, su come operiamo le nostre scelte, e sul mondo di oggi, sulla cultura di cui siamo espressione.
Si parla dei luoghi di consumo, confrontando i piccoli “negozi di prossimità” con la grande distribuzione commerciale.
Si guarda alla montagna, ambiente che “consumiamo” non sempre in modo rispettoso; e poi al consumo delle città (si veda il fenomeno sempre più imponente dell’overtourism), o al consumo del suolo ad opera di una urbanistica poco responsabile.
Si parla della cultura, perché siamo grandi consumatori dei prodotti dell’industria culturale di massa (musica, cinema, video e videogiochi, libri). Ma siamo anche consumatori digitali: la rete ci fornisce dati in quantità, fino a produrre una sorta di “inquinamento informativo”, un rifiuto per tutto: c’è chi non legge più, non ascolta più…
Si consumano poi le leadership (figure carismatiche, partiti, sindacati): hanno stagioni brevi, in una epoca in cui tutto cambia troppo velocemente, quasi come uno spettacolo senza fine dove c’è bisogno di rinnovare continuamente il cast.
Interessante come si parli della fiducia: un bene comune che si deteriora, preda di diffidenza, sospetti, di chi getta discredito con troppa facilità su intere categorie di persone. Si consuma anch’essa, e si ricostruisce con enorme fatica: è un bene fragile, da proteggere e maneggiare con cura, perché appartiene a tutti e ne siamo tutti responsabili.
E tra tanti altri beni ancora, ora “materiali” (le armi, gli psicofarmaci, i prodotti bio) ora “immateriali” (le relazioni tra le persone, l’immagine di Dio) le pagine si susseguono, cercando di tracciare la via per un futuro migliore.
E ci sollecitano a riflettere, in questo tempo di consumismi natalizi.
Alessandra