intervista pubblicata su Camminiamo Insieme aprile 2025
A servizio del bene comune
Ilenia Lazzeri nasce a Trento nel 1975. Sposata e con tre figli, si è laureata con lode all’Università degli studi di Trento, facoltà di Ingegneria Civile. Dall’1 marzo 2020 è la prima donna ad essere nominata dirigente del Servizio antincendi e dunque comandante del Corpo permanente dei Vigili del Fuoco della Provincia autonoma di Trento.
Diventare vigile del fuoco era il suo desiderio da piccola?
Non è stato un desiderio nato da piccola, anche se io sono sempre vissuta a contatto con i vigili del fuoco nel paese natale di mio papà, a Capriana, dove mio zio faceva parte dei vigili del fuoco. Io ho fatto i miei studi e dopo un lavoro all’estero ho privilegiato tra le varie opportunità professionali l’essere a contatto con la gente e operare per la comunità.
Essere la prima donna comandante testimonia come tutte possono raggiungere certi obiettivi?
Certamente. Io credo che quello che conta, più che la questione di genere, sia la volontà, la determinazione, la preparazione e un pizzico di ambizione, senza arrendersi di fronte alle difficoltà. È sicuramente un lavoro che richiede tempo, non si hanno orari fissi, ma è anche un lavoro dove si possono avere diverse soddisfazioni, partendo da una preparazione tecnica.
Ma è anche un ruolo di responsabilità…
Indubbiamente, non bisogna spaventarsi perché ci si trova a dover fronteggiare situazioni in cui le decisioni devono essere prese in tempi rapidi, in un lavoro di squadra, perché la responsabilità la si fa propria ma con la consapevolezza che tutto da soli non si può fare o sapere. Collaborare e valutare è la forza dei vigili del fuoco, oltre che saper valorizzare le professionalità dei colleghi.
Ci sono vari ambiti con cui si relaziona spesso: i colleghi, il responsabile della protezione civile, i semplici cittadini e giornalisti. Come gestisce il tutto?
Con estrema semplicità, logicamente sono ruoli e funzioni diverse. Con i colleghi si dialoga frequentemente su aspetti professionali, sulle prospettive di crescita all’interno e molto altro. Quanto alla protezione civile, ci confrontiamo con i vigili del fuoco volontari e altre associazioni di volontariato come il soccorso alpino, gli psicologi per i popoli, senza voler dimenticare qualcuno. Sono relazioni che si concretizzano soprattutto in tavoli tecnici di lavoro dove si analizzano casi e si disciplinano tipologie di intervento come le emergenze e le calamità. Gestiamo per esempio le colonne mobili in provincia e fuori, ed eventi complessi come le prossime Olimpiadi del 2026. Per i rapporti con i giornalisti io preferisco lavorare piuttosto che apparire, anche se li incontro volentieri perché dà evidenza al lavoro che si fa, ma non è nella mia indole.
Ogni vigile del fuoco ha una famiglia. Cosa dice loro?
Un ringraziamento particolare va fatto a tutte le famiglie, perché accettano di avere un proprio caro con orari non ben definiti – come durante un’emergenza – che occupa il personale fino a quando non viene risolta o c’è un passaggio di consegne. Poi ci sono i rischi propri di questo mestiere. Ma, come nel mio caso, i familiari sono orgogliosi di avere i propri genitori o figli che si mettono a disposizione della comunità per un risultato comune che è garantire la sicurezza dei cittadini.
Va ricordato che i vigili del fuoco sono persone coraggiose ma non invincibili e quindi fondamentale è la preparazione che permette di valutare in uno scenario quale sia la soluzione interventistica migliore. Un vigile del fuoco torna a casa più felice dopo un intervento riuscito bene, quando sono state tutelate persone e ambiente. I riscontri positivi dalla popolazione compensano i sacrifici e l’impegno profuso.
Il periodo del Covid ha sicuramente segnato la vita di ciascuno di noi e lei era all’inizio del suo mandato… come lo ha affrontato?
È stata una sfida impegnativa, anche dal punto di vista familiare. Un nuovo ruolo con giornate estremamente dense e tante riunioni in ambiti quali sanità e protezione civile. Per tutelare la mia famiglia avevo affidato i figli ai nonni e per mesi li sentivo solo al telefono, li salutavo dalla finestra per timore di essere veicolo di contaminazioni. La collaborazione a 360 gradi con i miei dipartimenti e con Trentino Emergenza nei vari compiti è stata fondamentale: dalle mascherine, alla sanificazione, alle vaccinazioni, alla distribuzione porta a porta…
Se dovesse dare un consiglio ai lettori di Camminiamo Insieme, cosa si sente di dire?
Puntare tanto sui giovani. Come fanno da molto i vigili del fuoco volontari con gli allievi. Come corpo permanente abbiamo avuto l’ingresso di molti vigili del fuoco negli ultimi anni. L’energia e l’entusiasmo che questi giovani hanno nell’intraprendere questa professione sono importanti. Io frequento la parrocchia di San Rocco e i gruppi degli scout saranno i nuovi volontari e anche vigili del fuoco del futuro. Importante è non ragionare per se stessi ma per un impegno che abbia una ricaduta sul territorio. Un messaggio che rispecchia la generosità propria della nostra religione e cultura trentina in particolare.
Alessandro Cagol