Traccia di preghiera per le Quarantore

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Ecco la proposta di ora di adorazione preparata dall’assistente diocesano don Giulio Viviani per le Quarantore, prendendo spunto dal tema associativo annuale. Tutto quanto aveva per vivere” – 2018

Le parole di Gesù davanti al tesoro del tempio di Gerusalemme, mentre guarda una povera vedova che fa la sua offerta, sono il motto guida del nostro anno associativo di Azione Cattolica: “Tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12, 44). Quella donna ha dato tutto. Gesù ce la indica come modello ed esempio. Ma è soprattutto lui, il Signore Gesù, colui che ha dato tutto, tutto se stesso per noi. La Pasqua ce lo ricorda, lo celebra e ce lo offre anche quest’anno: il dono totale del Signore Gesù per noi. Il Sacramento dell’Eucaristia, che adoriamo, è il segno vero, permanente e reale di questo dono infinito per tutti.

Per la riflessione

Contempliamo il Signore Gesù. Non guardiamo solo alla povera vedova – icona del nostro anno associativo di AC – che nel tempio di Gerusalemme dà tutto quello che aveva per vivere (cfr Mc 12, 44); guardiamo a Gesù Cristo, che anche lui a Gerusalemme ha dato tutto; ha dato tutto, tutto se stesso “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Questo è quello che celebriamo, che contempliamo e che riceviamo ancora una volta nella Pasqua, in tutta la Santa Settimana, in particolare nel Triduo Pasquale.

Tutto il cammino della vita di Gesù va verso quel dono, quella meta: il Golgota, il “luogo del cranio”, come lo chiama San Marco nella “Passione”. Un’antica tradizione dice che proprio lì era stato sepolto Adamo. In quel luogo Gesù viene a ridare vita all’umanità. Il suo sangue cola dalla croce e penetra nelle ossa di Adamo, nelle ossa dell’uomo, di ogni uomo e ridà vita. Da quel momento il suo sangue scorre nelle nostre vene. L’Eucaristia, il Corpo donato e il Sangue versato da Cristo, sono dati per noi, sono offerti alla Chiesa e al mondo. Ma il Calvario, il Golgota, è solo una tappa. A Gerusalemme accanto al luogo della Croce, a pochi passi, lì vicino, c’è anche il sepolcro! Il luogo della sepoltura, ma soprattutto della risurrezione dai morti. Anche quella tomba è solo un luogo di passaggio ed è ormai vuota, inutilizzabile per sempre.

Sì, anche noi, come le donne, se cerchiamo il Signore nella Santa Settimana, lo troviamo dove viviamo ogni giorno, sulle strade e nelle case della vita quotidiana. Egli viene incontro a noi “nel nome del Signore”. Nelle nostre chiese, nelle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro e di vita spesso lo incontriamo nei “crocifissi”. Essi sono anzitutto le tante persone che soffrono, che portano croci pesanti. Ma ci sono anche quelle croci, i crocifissi in cui Cristo stesso è innalzato. Cosa pensiamo, cosa diciamo, cosa facciamo quando li guardiamo, quando li vediamo? Forse oramai siamo indifferenti! Siamo talmente abituati a vederli, che a volte sono solo un soprammobile, un segno vuoto, insignificante. Molti pretendono che esso sia presente negli ambienti pubblici e poi dimenticano di averli nelle proprie case. Istruiti dalla Domenica delle Palme e della Passione del Signore, dalla celebrazione del Venerdì Santo, dovremo imparare a fare nostre, davanti ad ogni croce, le parole del centurione sotto quella Croce: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”. Quanto ci tiene l’evangelista Marco a riportare questa affermazione di un pagano, di un non ebreo. Il Vangelo di Marco si era aperto proprio con questo titolo: “Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”. A metà del Vangelo, nel contesto dell’annuncio della passione, morte e risurrezione, da parte di Gesù, è l’apostolo Pietro ad affermare: “Tu sei il Cristo!”. Ora la dichiarazione diventa vera, si compie. Come canta l’inno della Lettera di San Paolo ai Filippesi: il Figlio di Dio, Dio lui stesso si è abbassato, si è umiliato fino alla morte di croce e per questo ora lui è la rivelazione e la pienezza della vera gloria di Dio. “Mi ha amato e ha dato tutto se stesso per me” esclama San Paolo di fronte al mistero della Croce (cfr Gal 2, 20). Le splendide e sempre avvincenti pagine che narrano la Passione di Gesù ci dicono che egli è veramente il Figlio di Dio che si dona totalmente a noi. Noi lo sappiamo che “La redenzione, avvenuta per mezzo della croce, ha ridato definitivamente all’uomo la dignità e il senso della sua esistenza nel mondo” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 2).

Nel Messale c’è una bella preghiera che il sacerdote nella Messa dice sottovoce prima di ricevere la Comunione: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo, morendo hai dato la vita al mondo, per il santo mistero del tuo corpo del tuo sangue liberami da ogni colpa e d’ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te”. Il Signore non permetta che ci separiamo mai da lui; che possiamo vivere in pienezza l’esperienza della comunione tra noi e con lui: è questo tutto il suo dono pasquale.

 

Dagli Scritti di Sant’Ambrogio, Vescovo di Milano.

Sta a te prendere questo Pane. Accostati a questo Pane e lo riceverai. 

Se ti allontanerai da Cristo, morirai, se ti avvicinerai a Cristo, vivrai. 

Questo è il Pane della vita: dunque, chi mangia la Vita, non può morire. 

Come potrà morire chi ha per cibo la Vita? 

Come potrà venir meno chi avrà la Vita per sostentamento?

Accostatevi a lui e saziatevi: egli è pane.

Accostatevi a lui e bevete: egli è la sorgente.

Accostatevi a lui e lasciatevi illuminare: egli è la luce.

Accostatevi a lui e lasciatevi liberare: 

infatti dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è la libertà.

Accostatevi a lui e lasciatevi sciogliere dai legami: 

egli è la remissione dei peccati.

Vi domandate chi egli sia? 

Ascoltate quello che lui stesso dice: 

«Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà più fame, 

chi viene a me non avrà più sete» (Commento al salmo 118, 18, 28).

Preghiera di intercessione

Fratelli e sorelle, educati dalla sapiente tradizione di preghiera del popolo di Dio chiediamo con fiducia al Padre, Signore della vita e della storia, che si ricordi di noi, della sua Chiesa e dell’intera famiglia umana, perché tutti possano sperimentare la sua paternità e la sua provvidenza.

Uniti nella preghiera diciamo: R. Ricordati, Signore.

  1. Del nostro Papa Francesco e di tutta la santa Chiesa diffusa tra i popoli e le nazioni, come sacramento di salvezza per tutto il genere umano: ti preghiamo

  2. Del Vescovo Lauro e del Vescovo Luigi, di tutti i sacerdoti e i diaconi, dei religiosi e delle religiose e dei seminaristi, della nostra diocesi: ti preghiamo

  3. Di quanti a vari livelli e in diverse mansioni lavorano al servizio delle nostre parrocchie e unità pastorali con la volontà di collaborare alla crescita del Regno di Dio nel mondo e nella storia: ti preghiamo

  4. Dei poveri e degli emarginati, dei profughi e degli esuli, delle vittime della violenza e dei soprusi, dei carcerati e anche di chi fa il male, di chi è senza casa e senza lavoro, senza patria e senza affetti: ti preghiamo

  5. Di coloro che si impegnano nella politica, nella società, nel volontariato, nella scuola, nell’educazione, nella formazione e nelle comunicazioni, nell’attività artistica e in quella scientifica: ti preghiamo

  6. Di quanti si sono affidati alla nostra preghiera, dei nostri familiari e amici, dei nostri colleghi di lavoro e pensionati, e di coloro che portiamo nel cuore: ti preghiamo

  7. Dei fidanzati che si preparano a formare una nuova famiglia, degli sposi, dei genitori, dei figli, dei nonni e di coloro che sono rimasti soli: ti preghiamo

  8. Dei nostri gruppi e dei nostri aderenti di Azione Cattolica, di noi tutti qui riuniti per quest’ora di preghiera per riascoltare la tua parola, imitare il tuo esempio, camminare sulle tue orme e invocare la tua protezione: ti preghiamo