Rallegratevi ed esultate!

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“Rallegratevi ed esultate” (Mt 5, 12)

Una delle pagine più note del Vangelo fa da guida al nuovo anno associativo di Azione Cattolica: quella delle Beatitudini (Mt 4, 23 – 5,12). Il motto “Rallegratevi ed esultate” è preso dalle ultime parole della parte iniziale di questo grande proclama di Gesù che è chiamato anche il discorso della montagna.

 Di primo acchito un aderente di Ac in quest’anno 2016-2017 può trovarsi spiazzato di fronte alla pagina evangelica delle beatitudini. Non perché non sia bella e provocante, ma perché l’ha ascoltata, meditata o anche commentata tante volte personalmente e con la comunità: ogni anno il giorno dei Santi e chissà quante volte per i funerali. Ebbene, l’Ac in quest’anno ce la propone in un contesto diverso, nel normale scorrere delle giornate e degli incontri formativi. La proposta è esplicita: non possiamo aspettare solo l’eterna beatitudine del paradiso perché qualcosa cambi. Già qui, oggi, qualcosa di nuovo, di bello, di grande, di santo lo possiamo realizzare, se ci crediamo: “Beati voi, se…!”.

Queste beatitudini, a mio avviso, a volte ci appaiono lontane o paradossali, quasi impossibili per essere vere, tanto sembrano essere contraddette dall’esperienza quotidiana. “Beato, te!”: noi lo diciamo a chi sta bene, a chi trionfa, a chi non ha problemi! Eppure all’interno delle stesse Beatitudini c’è la risposta. Ci viene detto esplicitamente come saranno chiamati i beati e chi sono i beati: i figli di Dio. Guardiamo a qualcuno che ce l’ha fatta a viverle sul serio e nella verità. Il primo esercizio è quello di mettere il nome di Gesù, il Figlio di Dio, al posto di “beati” e così scoprire in quante situazioni della sua vita Gesù si è proprio presentato come l’autentico beato, l’uomo delle beatitudini. Lui è il povero, è nel pianto, il mite, l’assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, l’operatore di pace, il perseguitato, l’insultato… Basta scorrere le pagine dei Vangeli, soprattutto quelle dei giorni della sua passione, per trovarne conferma. Un altro piccolo esercizio è quello di mettere al posto di “beati” il nome di un santo, di un beato che la Chiesa nella sua storia ci ha proposto come esempi e modelli di vita. Pensiamo a San Francesco d’Assisi, San Massimiliano Maria Kolbe, la nuova Santa Teresa di Calcutta… per citare i più noti. Oppure quanti tra i nostri Santi e Beati di Ac. Ma anche più semplicemente potremo ricordare il nome di una persona che abbiamo conosciuto, stimato e amato; un papà, una mamma, un sacerdote, un religioso, una religiosa, un laico… Quanta gente nella semplicità della propria esistenza ha vissuto non solo lo spirito ma anche la realtà delle beatitudini, offrendoci, pur nella sofferenza, nel disagio e nella fatica del vivere, uno sguardo sereno e un cuore che diffondeva pace e abbandono in Dio. E infine ora proviamo a mettere il nostro nome al posto di “beati” e vediamo cosa succede e cosa ne vien fuori. Sarà vero che io sono mite, operatore di pace, misericordioso, puro di cuore, povero in spirito, assetato di giustizia, ecc.?

Una delle accuse più note e famose rivolte alle religioni e in particolare alla religione cattolica è quella di essere “oppio dei popoli”, cioè di condurre, di portare la gente a guardare altrove, a guardare in alto, al Cielo, estraniandosi dai veri problemi della vita, del mondo, della terra. Chi conosce anche solo un pò la vita dei Santi o dei Beati, riconosciuti e dichiarati dalla Chiesa, sa bene quanto essi hanno operato nel sociale, per il bene della società, dei più poveri e diseredati in nome di Dio. Quanta concretezza e attenzione alle necessità quotidiane della persona umana caratterizzano sempre l’espressione della loro fede nella carità, nella solidarietà e nella condivisione umana, profondamente umana. Quanto di tutto questo ci è stato richiamato con parole e segni da Papa Francesco in questo Anno della Misericordia.

Noi stessi siamo invitati a pensare a tanti “Santi e Sante”, sconosciuti agli occhi del mondo e della storia, ma ben noti a noi: tanti uomini e donne delle nostre comunità, persone di casa nostra; tanti papà e mamme di famiglia che hanno fatto del bene nel concreto, nel vissuto delle nostre famiglie e dei nostri ambienti di vita e di lavoro. Per essi e per noi risuona anche oggi la parola di Gesù: Siete beati! “Rallegratevi ed esultate!”; e ancor di più: “Grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

 Questa, infatti, è la Parola che guida il cristiano nella vita di ogni giorno a differenza di altri. La consapevolezza che il proprio impegno quotidiano sulla terra per il bene di ogni uomo e di ogni donna quaggiù, è anche orientato a una pienezza e a un premio, cioè una ricompensa che vanno al di là. Chi si ferma a una realizzazione, a una gratificazione solo terrena rimane spesso profondamente deluso. Questo, sì, è ancor oggi il vero oppio dei popoli: pensare di fare da soli, senza Dio; cercare e volere il paradiso in terra! Non ci sarà mai un paradiso in terra! Certo il Regno di Dio – come ci ricorda il Concilio Vaticano II (LG 5) – inizia già in questo mondo, ma non trova in esso il suo compimento. C’è già nel suo germoglio, ma non ancora nella sua pienezza.

A questa vera beatitudine, a questa gioia ed esultanza, tanti Santi, veri beati in pienezza, tanti uomini e donne hanno creduto fino in fondo e non si sono tirati indietro. Cristo è il loro e il nostro modello in questo vivere nel mondo pur non essendo del mondo. Anche la vicenda di Cristo, umanamente parlando, sembrò un fallimento: morì, finì sulla croce! Il suo messaggio, il suo esempio, la sua presenza e la sua missione però non sono terminati, continuano nel mondo e nella storia. Da quella croce risuona ancora anche per noi la parola detta al malfattore convertito: “Oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23, 43). Forse fu la prima beatificazione, canonizzazione della storia… Questa è anche la nostra ricompensa, se ci affidiamo a lui, se lo riconosciamo come l’unico nostro Salvatore: stare con lui già in questa vita e per tutta la beata eternità: “Rallegratevi ed esultate!”.

Essere di Dio, con lui; essere suoi, suoi figli: questa è la nostra gioia, la nostra ricompensa e la nostra dignità fin dal giorno del nostro Battesimo che ci ha segnati e avvolti nel suo amore, che ci ha fatti Santi. Abbiamo davanti o la prospettiva del nulla eterno o la ricompensa nei cieli. Tocca a noi scegliere! Le Beatitudini ci ricordano che la nostra chiamata alla santità passa per vie e cose molto semplici e piccole, attraverso valori molto umani nei quali si rende presente il regno di Dio. Ognuno di noi è chiamato giorno per giorno a fare sempre meglio, per sperimentare fin d’ora, quaggiù che grande è la nostra ricompensa.

Quando si raggiunge una meta, quando si realizza un sogno, quando si compie un desiderio, la persona umana prova un senso di gioia, di soddisfazione, di appagamento: ecco che cosa è la beatitudine. Ma chi può raggiungere questo in pienezza? È questa la domanda che si pone anche il salmista: “Chi potrà salire il monte del Signore; chi potrà stare nel suo luogo santo?” (salmo 24). Sì, vero, tutto è di Dio; ma ci sono dei luoghi, delle esperienze, che rivelano in pienezza cosa significa stare con lui. Questa era l’esperienza dell’antico popolo di Dio in Gerusalemme e particolarmente sul monte Sion, la dimora di Dio. Gli scritti del Nuovo Testamento ci ricordano che ormai anche noi, non solo siamo nella sua casa, ma siamo la sua casa. Siamo noi le pietre vive della sua dimora. Ognuno di noi con le sue caratteristiche di persona povera, mite, afflitta, affamata, pura di cuore, misericordiosa, operatore di pace, perseguitata è il luogo in cui il Signore si rende presente anche oggi. Per questo il nuovo anno associativo e pastorale è anche il tempo della gioia per noi che già partecipiamo della gloria di Dio, perché lo sappiamo che “grande è la nostra ricompensa nei cieli”.

don Giulio Viviani