La ferita dell’altro – Economia e relazioni umane

Un testo per “addetti ai lavori”, che può però riservare alcuni spunti di approfondimento anche a chi non è esperto di dinamiche economiche.

Lo spunto di partenza è il brano biblico della lotta di Giacobbe con Dio (Gen 32, 23-30), un episodio che diventa occasione per coniugare in ambito economico i termini ferita (quella all’anca di Giacobbe) e benedizione (quella donata da Dio a Giacobbe, che da quel momento si chiamerà Israele). La ferita, secondo l’autore, è ciò che succede quando ci incontriamo con un altro, un “tu”, persona diversa da me. L’incontro con il diverso, dopo la fatica, può portare alla benedizione; può accadere che si esca da questa situazione di difficoltà cambiati. Proprio a causa di questa ferita la società ha sviluppato tutta una serie di strumenti perché gli individui si riparino dal contatto reciproco che, mettendomi in relazione con un diverso da me, con idee diverse, con stili diversi, con passioni diverse, porta a sofferenza perché mi chiede un confronto in verità su me stesso. Il mercato economico in generale, e la prassi del contratto in particolare, sono gli esempi sotto i nostri occhi di come la società ha dribblato la questione: non c’è, in essi, incontro tra persone, ma uno scambio efficiente di prestazioni. Il libro La ferita dell’altro – Economia e relazioni umane, di Luigino Bruni, affronta in modo approfondito tali argomenti e invito gli interessati alla sua lettura (ed. Il Margine, 2007 – il testo è presente nella nostra biblioteca diocesana). Nella lettura ho trovato però anche stimoli per uno sguardo critico e allo stesso tempo di speranza per la nostra quotidianità. Nel capitolo “economia senza gioia”, la questione definita paradosso dell’infelicità opulenta sostiene una verità che molti già conoscono: che i soldi non danno la felicità, o comunque che, oltre un certo livello di ricchezza, la felicità non aumenta. Anzi: si rischia di investire tempo e di giocarsi relazioni  affettive lavorando molto per guadagnare di più, senza poi avere un corrispettivo aumento di felicità personale. Altra considerazione è legata alla gestione delle relazioni: quelle di mercato, anonime; quelle famigliari, legate  all’affetto e alla gratuità. L’autore sostiene come sia deleterio trasportare la logica del mercato nelle relazioni caratterizzate dalla gratuità, che devono invece immergersi nella fatica dell’incontro, a volte dello scontro, per  uscirne rafforzate e temprate e permettere la crescita delle persone coinvolte. L’ultimo capitolo si concentra infine sui carismi: doni che ognuno può riconoscere in sé e che rendono capaci di guardare con occhi nuovi ciò che per molti è considerato un inciampo, una fatica, una ferita. Grazie allo sguardo illuminato, persone appassionate di relazioni umane sapranno vedere in esso un’opportunità, una risorsa, un futuro da costruire.