Essere non violenti è essere obbedienti, giusti secondo coscienza

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Da venerdì 1 a domenica 3 dicembre, agli Esercizi Spirituali di Avvento proposti dall’Azione cattolica diocesana su tema “La bellezza della non violenza. Mayr-Nusser, il coraggio di un ottimismo eroico”, don Bruno Tomasi ci ha guidati con abilità e uno stile immediato ma intenso nella realtà complessa, esigente e spesso travisata dell’essere pacifici attraverso l’obbedienza, giusti attraverso la coscienza adeguatamente formata, testimoni coerenti a partire da una lettura attenta della realtà, sull’esempio del beato altoatesino Josef Mayr-Nusser.

Alcune sane provocazioni che ci hanno graffiato la coscienza e messi in discussione sulla distanza tra la fede professata e le opere con cui siamo chiamati a viverla concretamente:

Per obbedire alla coscienza potremmo essere chiamati a cambiare radicalmente vita… fino a perderla, come ci testimonia Josef Mayr-Nusser, nutrito della Scrittura e della scelta non violenta di opporsi ad Hitler “secondo i dettami di Dio e della mia coscienza” (vedi libro scritto da don Giuseppe Rizzi “Josef Mayr-Nusser, testimone eroico della fede“, ed. Messaggero Padova)

La non violenza è essere pacifici, cioè uomini di pace, persone giuste, sul modello di Gesù: leggi Gaudium et Spes n.78sulla natura della pace“.

Per essere pacifici e giusti dobbiamo svestirci di noi stessi, fare il vuoto dentro di noi, perchè Dio possa entrare, per fargli posto. Mayr-Nusser ha fatto questo, svuotandosi anche dell’amore verso la moglie e il figlio appena nato a favore di un Amore più grande, per obbedienza a Dio.
In uno stile capace di dare forma alla vita, con azioni visibili e scelte che rispecchino la maturazione interiore… con una vita virtuosa, “disposizione stabile al bene nel cuore”: leggi cosa dice delle virtù il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Delle virtù teologali, la principale è la fede, che si esprime nell’AMEN (“amin”= appoggiare), cioè è “la grazia di potermi appoggiare a Dio: in Dio posso appoggiarmi!” 
Delle virtù cardinali, la giustizia è “dare a ciascuno ciò che gli è proprio, che gli è dovuto”. Come la realizziamo? Appoggiandosi a Dio – cioè nella fede – e con azioni quotidiane virtuose – cioè fare la volontà di Dio.

Ma cos’è il bene? Aristotele dice che “il bene è ciò a cui ogni cosa tende”; il bene per me è quello che è anche destinato agli altri, se è solo per me finisce per farmi male: leggi Gaudium et Spes n.69 “la destinazione dei beni”.

“Lo dobbiamo ai giovani… Non possiamo prima fare lunghi discorsi e poi non attenerci a quanto detto e questo anche a costo di rimetterci la vita!”
(J. Mayr-Nusser): il beato Mayr-Nusser dice, e poi mette in pratica questo per obbedienza alla sua coscienza. Ma cos’è la coscienza morale?
Leggi Gaudium et Spes n.16 “dignità della coscienza morale”.

Fai il bene, evita il male… la legge di Dio, l’obbedire per fare la sua volontà  è scritta dentro il cuore, in quel sacrario in cui ci siamo solo io e Dio: la mia coscienza. Dove Dio mi chiede di decidere (prendere una cosa sapendo di doverne lasciare altre), e di decidere per il bene – mio e degli altri. Questa legge si riassume nel comandamento dell’Amore e nella ricerca della verità. Nella sua dimensione oggettiva, la moralità si concretizza nell’obbedienza ai 10 comandamenti.

Come si forma la coscienza, perchè sia retta, giusta e capace di corrispondere alla legge di Dio? Il cristiano si forma confrontandosi con la dottrina religiosa (i dogmi della fede in cui crediamo) e con quella morale (che è il mettere in pratica con coerenza e nella testimonianza la fede).
Leggi i primi 3 paragrafi dell’introduzione all’enciclica Humani Generis di Pio XII del 1950, ancora attualissima… “Avviene che gli uomini in queste cose volentieri si persuadono che sia falso, o almeno dubbio, ciò che essi non vogliono che sia vero”!

La verità di Dio e le relazioni tra Dio e l’uomo, quando entrano nella pratica della vita, nelle decisioni quotidiane, le danno forma. Ma richiedono sacrificio e abnegazioni, perchè dare un ordine, delle regole, un giudizio e scegliere costa fatica e ha bisogno di un allenamento continuo.
Serve coerenza, vigilanza e responsabilità, che è “dare peso alle cose”, quelle di Dio.

La testimonianza di Mayr-Nusser e i suoi scritti ci dicono che per una formazione retta della coscienza bisogna anche saper leggere la realtà, chiamare le cose con il loro nome. E riconoscere la presenza di Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, accanto a noi, come lui stesso ci esorta a fare in Mc 8, 11-21 con le 7 domande fatte agli apostoli.
E noi, siamo consapevoli che con noi sulla barca c’è Gesù, unico pane vero?

Infine, la pace e il primato della coscienza si può approfondire nell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate al n. 43: “La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere”!

Grazie, don Bruno!