«diario di un uomo felice»

di Lorenzo Cuffini | 10 novembre 2016
Tra poco più di un mese sarà proclamato beato un missionario, padre Mario Borzaga, che in Laos viveva un volto tutt’altro che retorico della santità. Come aiuta a scoprire un blog quotidiano nato in vista della sua beatificazione

Mario Borzaga OMI, è nato a Trento il 27 agosto 1932. Nel 1957 partì per il Laos, insieme ad altri confratelli, i primi a sbarcare in quel paese asiatico. Vi rimase per tre anni missionario, visitando gli ammalati e dispensando ovunque il suo sorriso. Il 25 aprile 1960 s’incamminò, insieme al catechista laico Paolo ThojXyooj, per visitare altri villaggi nel nord del Laos, i cui abitanti desideravano conoscere meglio il Vangelo. Da allora non si ebbero più loro notizie, fino a quando non venne scoperto che erano stati uccisi da alcuni guerriglieri Pathet Lao, contrari alla presenza dei missionari stranieri. Padre Mario aveva ventisette anni, mentre Paolo diciannove. Il loro processo sul martirio si è svolto nella diocesi di Trento dal 2006 al 2008. Il 5 maggio 2015 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la loro morte è stata riconosciuta in odio alla fede. La loro beatificazione, insieme a quella di altri 15 martiri del Laos, è stata fissata all’11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos.

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diarioSi fa presto a dire “felicità”: una delle parole più inflazionate del pianeta.

Per questo rimasi sorpreso, molti anni fa, ad imbattermi  in un libro dal titolo sfacciatamente assertivo, “Diario di un uomo felice“. Sulla copertina di quel libro, la faccia per nulla patinata di un ragazzo dall’aria ironica; e un nome: Mario Borzaga. Sotto, una specificazione: un’esperienza missionaria nel Laos. Confesso che il libro lo comprai più per la faccia che per il titolo e il sottotitolo. Lo sappiamo tutti che il colpo di fulmine esiste non solo in amore, ma anche nella amicizie. Quel volto così poco solenne, così comune nell’espressione confidenziale, così coetaneo a me allora, mi rese curioso, doppiamente se associato all’accenno alla missione il Laos, terra di cui non conoscevo nulla. Mi sembrò uno che avrebbe potuto benissimo essere un mio amico. Non mi sbagliavo, e non fu illusoria la prima impressione: sono passati quasi trent’anni e Mario mio amico lo è diventato per davvero.

Meglio precisare che non si tratta di retorica, ma di amicizia vera: perché, leggendo il Diario, si incontra, si conosce e si entra veramente in dialogo con Mario. Ti parla in diretta, ti racconta le piccole (e enormi) cose delle sue giornate: dai banchi di studio alla vita di missione, ti lascia entrare e ti svela, con la spontaneità del non sapere di farlo, il profondo della sua esperienza. È come se parlando di se stesso, in confidenza estrema, parlasse in realtà di tutti e senz’altro di te. Nel senso che leggendolo, ti arrivano intuizioni, echi, improvvisi squarci di comprensione che ti aiutano a fare luce e ordine su un sacco di roba che ti porti dentro inespressa.

Mario sta adesso per essere solennemente beatificato. Ecco, il suo Diario ci da un resoconto dettagliato e impressionante di questa vita che, giorno per giorno, si modella, si plasma, si conforma alla santità: nelle povere, talvolta poverissime cose di ogni giorno e nel fuoco autentico di una passione bruciante. Una delle cose sorprendenti di Mario è la naturalezza, la spontaneità con cui parla, in tutte le sue pagine, proprio di santità. Ma lo fa in un modo tutto suo, senza il tono devoto e l’aria da sacrestia che spesso accompagnano l’utilizzo di questo termine. La santità come una chiamata che ci viene rivolta. Insistente, ripetuta, mai sazia e mai stanca da parte di Dio. Un pezzo rovente di ferro che ti scotta le mani.

In un punto Mario si esprime dicendo di essere perseguitato dalla Sua grazia. Allo stesso tempo, con estrema franchezza, Mario non si nasconde nemmeno un grammo della sua inadeguatezza nel rispondere a questa chiamata; senza per questo abbandonare mai l’idea di seguirla con ogni forza e nonostante ogni risultato limitato. Ne discende una visione in progress della santità, una prospettiva di combattimento senza fanatismi, una meta da raggiungere mai sicura, eppure mai messa in discussione, con le forze sempre carenti ma continuamente rigenerate in un contatto continuo e senza veli con Dio. Nulla di bigotto, di invasato, di sopra le righe nella visione della santità e della sua ricerca da parte di Mario. Al contrario, molto di pragmatico, di concreto, di solido, di quotidiano. A ben vedere l’esatto opposto di quanto, correntemente, siamo abituati a fare noi con i santi, io per primo, piazzandoli su un piedistallo e facendone qualcosa di irraggiungibile: io sono mica un santo!!!

lasfidadimario.wordpress.com è un blog a tempo, inaugurato il giorno dei Santi per terminare l’11 dicembre 2016, in tempo per accompagnare me e tutti coloro che lo vorranno alla beatificazione di padre Mario. Sono convinto che se la Chiesa impegna tempo, uomini, risorse ed energie, e infine la sua autorità al massimo livello per dire al mondo intero: occhio, questa persona è un santo (o beato), lo fa anche per mettermi sotto il naso la vicenda di un uomo o di una donna esattamente simile a me, che ha accolto, con esiti e percorsi del tutto variabili, la sfida che Gesù di Nazaret, attraverso i secoli e i millenni, continua a lanciare in giro per la storia e per il mondo: ci stai? Seguimi.

Ed è una sfida che ci riguarda tutti quanti.

tratto da VINO NUOVO

link a convegno FBK – 12 febbraio 2016